Oggi l’Italia è in grave pericolo. I segnali di questa crisi sono evidenti e allarmanti: ogni ora chiudono quattro negozi, e solo nei primi tre mesi del 2024 abbiamo visto la scomparsa di 10.000 imprese del commercio al dettaglio. Questo è il tragico bilancio tracciato dall’ultima stima di Confesercenti. Un numero sconvolgente che richiama un’altra epoca di crisi, come nel 2020, quando abbiamo perso altre 10.000 attività nei primi tre mesi dell’anno. Siamo un paese agonizzante, che sta morendo lentamente sotto il peso delle politiche economiche sbagliate e dell’assenza di una visione a lungo termine.
Le piccole attività, l’anima pulsante delle nostre città e dei nostri quartieri, stanno chiudendo i battenti. Al loro posto sorgono imponenti centri commerciali, disumani e asettici, o crescono i giganti dell’e-commerce, spesso con sedi legali in paradisi fiscali, che pagano pochissime tasse e sottraggono risorse preziose all’economia locale. In tutto questo, la politica sembra essere completamente assente. I nostri rappresentanti pensano alle grandi opere faraoniche e a foraggiare guerre di altri, dimenticando le vere esigenze del paese.
La sovranità economica e finanziaria dell’Italia è stata svenduta. Le decisioni che dovrebbero essere prese per il bene del nostro popolo sono invece dettate da un Parlamento europeo che non ci rappresenta, un’istituzione che molti percepiscono come lontana e scollegata dalla realtà quotidiana degli italiani. Questo Parlamento legittima politiche che favoriscono solo le grandi multinazionali e i poteri forti, a discapito delle piccole e medie imprese che costituiscono la spina dorsale della nostra economia.
Tra i molti contesti, la soluzione per salvare l’Italia appare chiara: non votare alle elezioni europee sab 8 – dom 9 giu 2024. Non legittimare con il nostro voto un Parlamento che si è dimostrato farlocco e incapace di difendere i nostri interessi. Un Parlamento che non ci riconosce la sovranità né economica né finanziaria. Restiamo fuori da un’Europa che non ci tutela, che non riconosce la nostra specificità e che, anzi, sembra volerci affossare.
L’invito è quindi drastico ma necessario: chiudiamo la porta a un Parlamento abusivo, che non ha a cuore il futuro dell’Italia. Non votare è un atto di resistenza, un grido di allarme e un segno di protesta contro un sistema che ci sta conducendo verso il baratro. Facciamoci sentire non legittimando con il nostro voto un’Europa che ci vuole deboli e in ginocchio.
Per il bene dell’Italia, per la nostra sovranità, per il futuro delle nostre piccole imprese e dei nostri lavoratori, diciamo no a questo Parlamento europeo. Non votiamo, non legittimiamo.
Il nostro silenzio sarà più forte di mille parole, sarà un atto di ribellione contro un sistema che non ci rappresenta e che non merita la nostra fiducia.
Grazie per la Vostra attenzione